domenica 25 ottobre 2015

Erasmus plus IPIA Iglesias




Presentazione del progetto Erasmus + K 1 all'I.P.I.A. " Galileo  Ferraris di Iglesias









Bello e interessante convegno quello di mercoledi 21 ottobre 2015 presso l'Istituto professionale Alberghiero di Iglesias.
Alla presenza di un folto pubblico che riempiva l'aula magna dell'istituto, la prof.ssa Carmen Marongiu ha illustrato tutte le fasi procedurali che hanno condotto l'istituto ad aggiudicarsi il primo posto assoluto in Italia per il finanziamento del progetto, grazie al quale docenti e studenti, per due anni, si recheranno all'estero a fare pratica del futuro lavoro e a confrontarsi rispettivamente con i colleghi e con i loro coetanei europei.
Tale progetto, finanziato  dell'UE, permette ai nostri giovani  non solo di conoscere metodi di insegnamento diversi, ma anche di imparare e affinare le competenze linguistiche nelle lingue straniere in un contesto reale e operativo.
Questo grande successo  porta l'istituto l'IPIA di Iglesias ad affacciarsi all'Europa dalla porta privilegiata dello scambio culturale. 
Una bella soddisfazione dunque per la prof.ssa Carmen Marongiu che si è prodigata al massimo per raggiungere questo importante obiettivo, con  l'entusiasmo contagioso della sua azione didattica e con la sua magnifica professionalità.

La serata si è aperta con l'introduzione del Dirigente dell'IPIA prof.Massimo Mocci  alla presenza anche del prof. Stefano Meloni dell'USR di Cagliari  ed è proseguita con la presentazione dei diversi aspetti del progetto stesso e delle esperienze fatte dai docenti nella prima fase già svolta.

Qui di seguito si riporta la descrizione in dettaglio delle diverse fasi attuative dell'Erasmus plus che vedrà impegnato attivamente l'istituto professionale di Iglesias per i prossimi due anni.


 







PROGETTO Erasmus plus K1

L'IPIA si è aggiudicato il finanziamento “ERASMUS PLUS K1”, avendo ottenuto il punteggio massimo (100/100) in ambito nazionale con il progetto presentato nell'a.s. 2014-15, ed è una delle tre scuole della Sardegna aggiudicatarie, nonché l'unico Istituto di Istruzione di Secondo Grado.

Il progetto, dal titolo “Le lingue europee: pietra miliare dell'apprendimento” riguarda la formazione linguistica dei docenti, e specificatamente l'approfondimento dell'inglese, per un utilizzo successivo nel CLIL (lingua veicolare inglese per insegnamento di materia disciplinare)”.

Il progetto finanzia 21 mobilità del personale docente così suddivise: 12 mobilità di 2 settimane per corsi intensivi di Lingua inglese nel Richard Language College (RLC) situata a Bournemouth, in Inghilterra e 9 mobilità di una settimana per corsi di Metodologia CLIL, sempre presso il RLC.

Il progetto ha come obiettivo un rinnovamento metodologico e linguistico che parta dalle lingue straniere, attraverso l’uso della metodologia CLIL per un più efficace apprendimento dell'inglese attraverso l'insegnamento delle altre materie disciplinari.

Il progetto ha la durata di due anni e si concluderà a maggio del  2017.

A partire dall'a.s. 2016-17 saranno avviate le prime sperimentazioni soft CLIL, ovvero con introduzione dell'utilizzo della lingua inglese per l'insegnamento di altre discipline curricolari.

Dall'a.s. 2017-18 il progetto coinvolgerà almeno 13 classi, con circa 250 studenti, delle 39 dell'Istituto, nelle quali sarà attiva la sperimentazione CLIL.

Gli alunni di queste classi avranno quindi la possibilità di utilizzare la lingua inglese nell'ambito di materie non linguistiche per consolidare la conoscenza e l'utilizzo dell'inglese e facilitare l'ingresso nel mondo del lavoro.

Il passo successivo sarà rappresentato dalla costituzione di una rete fra scuole europee e sarde per lo svolgimento di stage formativi in aziende europee, nei paesi di cui gli studenti studiano la lingua.

Il seminario divulgativo del 21 ottobre p.v, che si terrà nell'Aula Magna di via Canepa, alle h 16.00, avrà lo scopo di presentare il progetto dell'istituto IPIA “G. Ferraris” a tutti gli studenti della scuola, alle famiglie, ai docenti degli altri istituti di Iglesias, agli EELL, alle associazioni di insegnanti e a tutto il territorio più in generale.


martedì 20 ottobre 2015

Eugenio Montale: Felicità raggiunta si cammina...





Desidero riproporre qui questa poesia di Eugenio Montale, per una riflessione sulla fragilità estrema  della felicità e della vera bellezza. 






  1. Felicità raggiunta, si cammina
  2. per te sul fil di lama.
  3. Agli occhi sei barlume che vacilla,
  4. al piede, teso ghiaccio che s'incrina;                    
  5. e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
  6. Se giungi sulle anime invase
  7. di tristezza e le schiari, il tuo mattino
  8. è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
  9. Ma nulla paga il pianto del bambino
  10. a cui fugge il pallone tra le case.

Eugenio Montale Ossi di seppia,  1924

martedì 13 ottobre 2015

L’orologio americano



Inserti barocchi
nobilitano il  legno
scadente
tratto da vile
cassetta di frutta

Giungesti a me
dai tempi di Ellis Island
e come fu,
come fu che fosti
forgiato da una mano
operaia?

Quella mano (immagino)
nodosa e greve
ti regalò eleganza                                           
e,  nel tempo, costanza                                              
e  rese leggiadro
e prezioso
il tuo congegno
di ruote e di viti

E il bronzo
scurito
del tuo
 pendolo
ancora
con voce
armoniosa
ritma
le mie ore.


E nulla so del tuo
fattore che portava
il mio nome.
Né la fatica
in quell’oltremare
dove , condannato
a solitaria esistenza,
alla speranza trovò asilo
e l’affidò
alle sue mani
e alla sua povera arte
che adesso,
da un tempo lontano
e nell’assenza,
ancora

mi consola.                                                 

                                                          

venerdì 9 ottobre 2015

Poesie d'autore: Alda Merini


Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’ orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
La mia poesia è alacre come il fuoco
trascorre tra le mie dita come un rosario
Non prego perché sono un poeta della sventura
che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,
sono il poeta che grida e che gioca con le sue grida,
sono il poeta che canta e non trova parole,
sono la paglia arida sopra cui batte il suono,
sono la ninnanànna che fa piangere i figli,
sono la vanagloria che si lascia cadere,
il manto di metallo di una lunga preghiera
del passato cordoglio che non vede la luce.

Alda Merini, da “La volpe e il sipario”


martedì 6 ottobre 2015

Poesie d'autore: due poesie di Amelia Rosselli

I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l’unione appassita che cercavo
rubare il cuore d’un altro per poi servirsene .
La speranza è forse il danno definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d’un albergo immaginario
v’erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.
 ***

C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.

 da "Documento" poesie di Amelia Rosselli
 da https://antoniobux.wordpress.com/2012/09/20/5-poesie-di-amelia-rosselli/

domenica 4 ottobre 2015

Parru cu tia- Poesia di Ignazio Buttitta

PARRU CU TIA
Ignazio Buttitta  1954


Parru cu tia,
to è la curpa;
cu tia, mmenzu sta fudda
chi fai l'indifferenti
ntra na fumata e n'autra di pipa
chi pari ciminera
sutta di sta pampera
di la coppula vecchia e cinnirusa. 
Parru cu tia,
to è la curpa..
Guardatilu chi facci!
La purpa supra l'ossa un àvi tracci
ci la sucau lu vermi di la fami;
e la mammana
ci addutau ddu jornu
chi lu scippò di mmenzu a li muddami:
pani e cipudda.

Parru cu tia,
to è la curpa
si porti lu sidduni
e un ti lamenti;
si lu patruni, strincennu li denti
cu lu marruggiu mmanu e la capizza
t’arrimoodda li corna e ti l'aggrizza,
ti smancia li garruna,
ti fudda ntra li cianchi purpittuna,
t’ammacca ossa e spaddi,
ti sfricunia li caddi,
ti scorcia li custani,
ti spurpa comu un cani,
e supra la to carogna
ci sputa e ti svirgogna. 
Parru cu tia,
to è la curpa.
Ti dici lu parrinu:
(li beni di lu munnu
su fàusi
e murtali
ca ddà supra tutti scàusi
arrivamu
e tutti aguali);
e tu ci cridi
e cali la tistazza
cornu na pecura pazza,
e nun t'adduni
ca sutta lu rubbuni
c'è un utru pi panzuni
e la saurra
nfoca lu iocu di la murra;
e tu ci cridi e ti scordi
dda tana e ddu pirtusu
unni sdivachi l'ossa;
e li to figghi ntra dda fossa
cu li panzi vacanti
e li vrazzudda ah'aria,
cu li panzi vacanti
e li vrazzudda ah'aria,
giarni comu malaria,
sicchi e sucati
com'umbri mpiccicati
a lu muru, schèlitri e peddi di tammuru;
ca si disianu farfalli
pi essiri vistuti,
agneddi pi sèntiri càvudu:
e gatti e cani pi spurpari ossa.
Parru cu tia,
to è la curpa
si la to casa pari un barraccuni
di zingari sfardati:
la scupa ntra n'agnuni
e scorci di patati,
lu cufularu cìnniri,
di crita la pignata:
e to muggheri
l'ossa di pècura spurpata;
li matarazza chini
di crinu di zabbara
e matri patri e figghi
tutti ntra na quadara;
lu sceccu a vista d'occhi,
chi Piscia e fa scurnazza
gialla, ca la ristuccia
ntra li vudedda sguazza;
fradicia appizzata
a pignu ntra l'arcova,
una cucuzza pàpara
ca prerni russu d'ova;
e la farni chiantata
all'antu di la porta
cu li granfazzi aperti
e la vuccazza torta.
Sfarda sta carnrnisazza arripizzata,
tìncila e fanni un pezzu di bannera,
trasi dintra li casi puvireddi,
scinni nni li carusi carzarati,
sduna pi li stratuna e li trazzeri,
chiama picciotti e vecchi jurnateri,
cerca dintra li fùnnachi e li grutti,
l’ominí persi, abbannunati e rutti,
grìdacci cu la vuci d'un liuni:
«genti, vinni lu jornu a li diuni!»
Sfarda sta carninisazza arripizzata,
tìncila e fanri un pezzu di bannera
russa comu la tònaca di Cristu,
pi torcia lu to vrazzu e lu to pusu:
unniala a li venti a pugnu chiusu:
russa era la tònaca di Cristu!

dal sito: http://www.culturasiciliana.it/Page/poesia/buttitta%20ignazio/


Parlo con te


Parlo con te
Tua è la colpa;
con te, in mezzo a questa folla
che fai l’indifferente
tra una fumata e l’altra di pipa
che sembra ciminiera
sotto la visiera
di berretto vecchio e sporco di cenere


Parlo con te
Tua è la colpa…
Guardatelo che faccia!
Non c’è più traccia della polpa sulle ossa
l’hanno succhiata i vermi della fame;
e l’ostetrica
gli ha dato in dote quel giorno
che lo trasse fuori in mezzo alla placenta:
pane e cipolla.

Parlo con te,
tua è la colpa
se porti il giogo
e non ti lamenti;
se il padrone, stringendo i denti
col bastone in mano e la cavezza
ti ammorbidisce le corna e le raddrizza,
ti corrode la gola
ti conficca nei fianchi grossi pesi
ti comprime le ossa e le spalle,
ti sfrega i calli,
ti gratta le croste,
ti spolpa come un cane,
e sulla tua carogna,
ci sputa e ti svergogna.


Parlo con te,
tua è la colpa.
Ti dice il prete:
( i beni del mondo
sono falsi
e mortali
e lassù  tutti scalzi
arriviamo
e tutti uguali);
e tu ci credi
e abbassi la testaccia
come una pecora pazza
e non ti accorgi
che sotto la tonaca
c’è un’otre come pancia
e la zavorra
attizza il gioco della morra;
e tu ci credi e dimentichi
quella tana e quel buco
dove butti le tua ossa;
e i tuoi figli nella fossa
con le pance vuote
e le braccine all’aria,

pallidi come malaria,
magri ed emaciati
come ombre appiccicate
al muro,
scheletri e pelle di tamburo;
che desiderano (essere) farfalle
per avere un vestito,
agnelli per sentire calore:
e gatti e cani per spolpare ossa.

Parlo con te,
tua è la colpa
se la tua casa sembra una baracca
di zingari stracciani:
la scopa nell’angolo
e bucce di patate,
la cenere nel focolare
la creta nella pentola:
e tua moglie
ossa di pecora spolpata;
i materassi ripieni
di foglie di agave
e madre, padre e figli
tutti in un calderone;
l’asino a vista
che piscia e caca guazza
gialla, ché l’acetosella
tra le budella sguazza;
fradicia appesa
al chiodo nell’alcova,
una zucca rossa
che pende rosso d’uova,
piantata una…
all’anta della porta
con le mascelle aperte
e la boccaccia storta.

Straccia questa camicia rattoppata,
tingila e fanne un pezzo di bandiera,
entra dentro le case dei poveri,
scendi tra i bambini carcerati
dissèminati per le strade e le trazzere,[1]
chiama i giovani e i vecchi giornatari,
cerca dentro i fondaci e le grotte,
gli uomini perduti, abbandonati e piegati,
grida loro con la voce da leone:
“ gente è venuto il giorno del riscatto!”

Straccia la tua camicia rattoppata,
tingila e fanne un pezzo di bandiera
rossa come la tonaca di Cristo,
e per torcia il tuo braccio e il tuo polso:
àgitala al vento a pugno chiuso:
rossa era la tònaca di Cristo!

Trad. di Maria Rosa Giannalia












[1] Trazzere: stradine di campagna.

venerdì 2 ottobre 2015

Nonno... a chi?






Oggi 2 ottobre 2015, apprendo dalla solita pubblicità televisiva che è la festa dei nonni. Ne sentivamo un urgentissimo bisogno.
Dopo quella della mamma, del papà, adesso anche quella dei nonni. Spero che in breve istituiscano anche quella degli zii, dei cugini, dei cognati , dei suoceri, dei generi e delle nuore. Non sia mai che qualcuno,
sentendosi trascurato, si offenda.
Naturalmente , sempre in TV è tutto un proliferare di annunci pubblicitari, in modo che nessuno si dimentichi di questa  nuova e magnifica festa, men che meno il nonno e la nonna. E cosa viene pubblicizzato soprattutto? Quale oggetto può rendere più felici  questi nonni?
 UNA VISITA GRATUITA DA AMPLIFON.
Questo è infatti il meglio che la società dei consumi pensa che possa fare felici i nonni i quali, come è notorio, si relazionano con i loro nipotini esclusivamente su Skype in un elegante pc portatile. Infatti le immagini pubblicitarie mostrano un nonno o una nonna che, felici, possono sentire, in modo finalmente normale, ma solo  tramite onde a bassa frequenza, i propri nipotini.
Ma quello che è veramente ragguardevole è che i nonni, per la LORO FESTA, non solo non riceveranno alcun regalo, ma anzi dovranno spendere.
Spendere per acquistare, come detto chiaramente nella pubblicità, un apparecchio acustico. Del quale, poi, usufruiranno in modo più utile e proficuo, per sentire la voce dei nipoti, solo e se acquisteranno un pc e si pagheranno un corso di alfabetizzazione informatica.

Portare i bambini a casa dei nonni, spendere un intero pomeriggio (orrore!) a casa dei propri genitori anziani e stare con loro in piacevole conversazione tutti insieme (ma vogliamo scherzare?) è una idea talmente aliena dai trenta/ quarantenni di oggi, che nessuno si scandalizza per una pubblicità come quella di cui sopra. Diciamo che fa parte della vita quotidiana.
E se i nonni, nel giorno delle figlie e dei figli o dei nipoti inviassero via internet un’e-mail corredata da una loro gigantografia  per dire auguri, sono qui, ci sentiamo in chat, cosa accadrebbe?
E poi ancora: se i nonni oggi sono capaci di interagire via internet con i loro nipoti, a maggior ragione avranno certo altri interessi che non aspettare la festa  loro dedicata per avere il piacere di vederli  in video e stare con loro virtualmente.
Che tipo di animale è il nonno nell’immaginario di questi pubblicitari? Mi piacerebbe saperlo! O forse questi trenta/quarantenni che escogitano campagne pubblicitarie,  si riferiscono ad immagini di nonni anteguerra? Personalmente conosco molti nonni che non solo sono ancora inseriti proficuamente nel mondo lavorativo (grazie anche alla provvidenziale  legge Fornero), ma danno moltissimi punti a figli e nipoti sul piano degli interessi culturali e di impegni quotidiani.
Non sarebbe ora di cancellare per sempre questa immagine di nonni rimbecilliti che viene veicolata attraverso i vari canali pubblicitari ?

Sfogliando il libro di  lettura delle due mie nipotine, settenne una e cinquenne l’altra, che frequentano già rispettivamente la terza  e la prima classe della scuola primaria, mi soffermo, insieme a loro, sull’immagine di una vecchina , con lo scialle sulle spalle, con occhiali da presbite e capelli bianchi, seduta su una poltrona a sferruzzare. Le due bimbe si girano verso di me e mi fanno in coro: “ma questa che nonna è?”
Me lo chiedo anch’io. Forse non è neppure la mia di nonna, vissuta a cavallo tra l’ottocento e il novecento, devastata dai lutti di guerra e dalla fame del  dopoguerra. Vale a dire la bis-bis-nonna delle due mie esilaranti nipotine. E neppure la loro o quella di milioni di altri bambini di oggi ,di sette otto anni.
Questa dicotomia esistente tra la vecchietta disegnata nel sussidiario e l’immagine del nonno con apparecchio acustico e connessione internet, mi fa riflettere molto, a lungo e amaramente.
Immagine romantica la prima, finalizzata , chissà, forse a sollecitare affettività fasulle e pelose nei bambini in formazione. La seconda, invece, spumeggiante immagine vòlta a indurre ancora una volta  consumi dissennati. Mi chiedo, giusto così per mia pura curiosità: se una persona, e non necessariamente anziana, ha problemi acustici, deve andare a comprarsi  il primo apparecchio che capita? Non sarebbe forse meglio che andasse da un otorino? O forse questa informazione è meglio che non passi visto che potrebbero intasarsi gli ambulatori degli ospedali con messa in crisi delle strutture ospedaliere dove non si riesce, neppure senzapubblicità, a farsi fare una visita degna di questo nome in tempi non biblici?


Le due immagini citate risultano entrambe assurdamente mistificatorie, piegate a fini che nulla hanno a che vedere con il benessere della terza età. E che ancora una volta inducono all’unico maxi valore unidirezionale: il consumo, il consumo, il consumo.

Poesia d'autore: Ignazio Buttitta "Non mi lassari sulu"


Non mi lassari  sulu
Ascutami,
parru a tia stasira
e mi pari di parrari o munnu.
Ti vogghiu diri
di non lassàrimi sulu
nta sta strata longa
chi non finisci mai
ed havi i jorna curti.
Ti vogghiu diri
chi quattr'occhi vidinu megghiu,
chi miliuna d'occhi
vidinu chiù luntanu,
 e chi lu pisu spartutu nte spaddi
è diventa leggìu.

Ti vogghiu diri
ca si t'appoji a mia

e io m appoju a tia
non putemu cadiri
mancu si lu furturati
nn'assicutanu a vintati.
L'aceddi volanu a sbardu,
cantanu a sbardu,
nu cantu sulu è lamentu
e mori'ntall'aria.
Non calari ]'occhì,
ti vogghiu amicu a tavula;
e non è vero mai'
ca si deversu di mia
c'allongu i vrazza
e ti chiamu: frati...


Traduzione in Italiano

Non mi lasciare solo
Ascoltami,
parlo a te stasera
e mi pare di parlare al mondo.
Ti voglio dire
di non lasciarmi solo
in questa strada lunga
che non finisce mai
e ha i giorni corti.
Ti voglio dire
che quattro occhi vedono meglio,
che milioni d'occhi
vedono più lontano, 
e che il peso diviso sulle spalle
diventa leggero.
Ti voglio dire
che se ti appoggi a me
e io m'appoggio a te
non possiamo cadere
nemmeno se la bufera

c'insegue a ventate.
Gli uccelli volano a stormo,
cantano a stormo,
un canto solo è lamento
e muore nell'aria.
Non abbassare gli occhi,
ti voglio amico a tavola;
e non è vero mai
che sei diverso da me
che allungp le braccia
.e ti chiamo fratello...


Questa poesia proviene da: Poesia Siciliana - Ignazio Buttitta - Non mi lassari sulu | Poesie dialettali | Poesie e Poeti http://www.poesie.reportonline.it/poesie-dialettali/poesia-siciliana-ignazio-buttitta-non-mi-lassari-sulu.html#ixzz3nPA2Ua6b

giovedì 1 ottobre 2015

Poesie d'autore: Giovanni Raboni

Giovanni Raboni, Canzonette mortali
Io che ho sempre adorato le spoglie del futuro
e solo del futuro, di nient'altro
ho qualche volta nostalgia
ricordo adesso con spavento
quando alle mie carezze smetterai di bagnarti,
quando dal mio piacere
sarai divisa e forse per bellezza
d'essere tanto amata o per dolcezza
d'avermi amato
farai finta lo stesso di godere.
Le volte che è con furia
che nel tuo ventre cerco la mia gioia
è perché, amore, so che più di tanto
non avrà tempo il tempo
di scorrere equamente per noi due
e che solo in un sogno o dalla corsa
del tempo buttandomi giù prima
posso fare che un giorno tu non voglia
da un altro amore credere l'amore.
Un giorno o l'altro ti lascio, un giorno
dopo l'altro ti lascio, anima mia.
Per gelosia di vecchio, per paura
di perderti – o perché
avrò smesso di vivere, soltanto.
Però sto fermo, intanto,
come sta fermo un ramo
su cui sta fermo un passero, m'incanto…
Non questa volta, non ancora.
Quando ci scivoliamo dalle braccia
è solo per cercare un altro abbraccio,
quello del sonno, della calma – e c'è
come fosse per sempre
da pensare al riposo della spalla,
da aver riguardo per I tuoi capelli.
Meglio che tu non sappia
con che preghiere m'addormento, quali
parole borbottando
nel quarto muto della gola
per non farmi squartare un'altra volta
dall'avido sonno indovino.
Il cuore che non dorme
dice al cuore che dorme: Abbi paura.
Ma io non sono il mio cuore, non ascolto
né do la sorte, so bene che mancarti,
non perderti, era l'ultima sventura.
Ti muovi nel sonno. Non girarti,
non vedermi vicino e senza luce!
Occhio per occhio, parola per parola,
sto ripassando la parte della vita.
Penso se avrò il coraggio
di tacere, sorridere, guardarti
che mi guardi morire.
Solo questo domando: esserti sempre,
per quanto tu mi sei cara, leggero.
Ti giri nel sonno, in un sogno, a poca luce.
da Canzonette mortali, scritte nel 1983 da Giovanni Raboni e dedicate a Patrizia Valduga
da: http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-11-30/rima-privata-poesie-scelte