mercoledì 14 settembre 2016

Televisione e premi letterari

L'assegnazione del premio Campiello, su Rai 5, alla scrittrice Simona Vinci col libro " La prima verità" è stata inserita all'interno di uno show condotto da Geppi Cucciari e Neri Marcorè.
Dico uno show perché tale mi è sembrato, per una scelta precisa della regia di dare a questa cerimonia una veste che non le è propria.
Forse nel tentativo di coinvolgere un più numeroso pubblico televisivo, si è fatta la scelta di creare una mélange di presenze da palcoscenico che poco o nulla c'entrano con lo spirito di una premiazione letteraria.
Capisco che la televisione debba sapere raggiungere una vastità di pubblico per giustificare evidentemente l'apparizione di scrittrici e scrittori che parlano di letteratura all'interno di un mezzo che per sua natura è rivolto al vasto pubblico, ma ciò che si è percepito sabato scorso è strato lo stridore  poco armonico tra due livelli di argomenti che stanno tra di loro come il diavolo e l'acqua santa. Non per essere polemica a tutti i costi con una televisione pronta a declinare i suoi palinsesti e le sue trasmissioni al grosso gusto  di un pubblico grosso, che costituisce lo zoccolo duro dello spettacolo televisivo, ma non si potrebbe fare una scelta coraggiosa di mantenere nell'alveo preciso e consono una manifestazione che poco si presta per sua natura a interessare  grandi numeri? Ma  RAI 5 non si è creata  per trasmissioni culturali? Qual è il bisogno assoluto di volere a tutti i costi coinvolgere chi non ha alcun interesse per la letteratura, per i premi, per i libri e per tutto ciò che riesce ad esprimere la bellezza delle parole? Si capisca una volta e per tutte che non sempre la bellezza letteraria, come quella artistica, può essere per forza volgarizzata. Il pubblico di Rai 5 è e rimane comunque un pubblico di nicchia, per usare un termine abusato, e non è certo con le battute della Cucciari  con il contrappunto, in verità un po' fuori luogo e spiazzante di Neri Marcorè che la trasmissione ha avuto uno share più alto.
Forse si potrebbe qualche volta abbandonare questa idea del forzato coinvolgimento delle masse per lasciare all'assegnazione del premio Campiello il posto che merita. Un posto più consono al suo naturale pubblico che certo non si aspetta di passare una serata di divertimento leggero, ma di potere sentire qualcosa di letterario.
Se un utente interessato si sintonizza su Rai 5 per assistere ad una premiazione letteraria, questo si aspetta: sentire parlare gli autori della cinquina dei finalisti che espongono il loro punto di vista sulle proprie opere e magari i giurati che leggano le motivazioni delle scelte. Non certo battute pseudo-intellettuali né i numeri dei voti, sullo stile di Amici, trasmissione di canale 5 che , (questa sì fa altissimi numeri di share e potrebbe anche bastare a ricoprire il fabbisogno di leggerezza maniacale che caratterizza le televisioni, tutte le televisioni) le votazioni letti dalla notaia in minigonna che poco ci azzecca con tutto il resto. 
Francamente non credo che di tutta questa nuova mise en place di sabato scorso al malcapitato telespettatore di Rai 5  , sia importato molto. Anzi, credo che abbia ritenuto il tutto molto noioso. Come, d'altra parte, il grosso pubblico che si voleva raggiungere, non è certamente rimasto legato al divano nella visione spasmodica  di tale spettacolo.
Insomma, smettiamola di volere salvare la capra e i cavoli.

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