lunedì 29 febbraio 2016

Labirinti tecnologici del pensionato

Non so quanti di voi siano in pensione e da quanti anni.
Non so quanti di voi abbiano dimestichezza con le tecnologie.    

Non so neppure quanti di voi siano curiosi ogni mese di andare sul sito dell’Inps per visualizzare il cedolino della propria pensione.
Mi piacerebbe fare un piccolo excursus per constatare quanti , dei pensionati, ogni mese vanno a fare questo controllo.
Certo, so anche che molti tra noi hanno lavorato con i computers almeno negli ultimi dieci-dodici anni della propria vita lavorativa e dunque non hanno difficoltà a districarsi nei meandri della rete.
Ci sono però molti pensionati che non hanno avuto questa fortuna. Chissà, penso ad esempio a tutta la serie di collaboratori ( una volta si chiamavano bidelli, termine adesso caduto in disuso e dal suono diventato quasi offensivo)  nelle scuole, oppure agli operatori tecnologici dei comuni, oppure ancora a tutta i pensionati non statali che hanno svolto mansioni di tipo pratico.
A costoro penso.
Penso a loro in specie tutte le volte che vado a controllare nel sito dell’Inps il mio cedolino della pensione. 
E, ogni santa volta, non riesco a trattenermi dall’imprecare contro l’imbecillità di coloro che , evidentemente, con sprezzo palese degli utenti- di questi utenti!- gestiscono il portale dell’istituto in questione.
Dico: potrebbero prendere lezioni da chi gestisce i siti commerciali, visto che questi ultimi sono così facili da consultare, in considerazione che i soldi te li richiedono. 
Evidentemente è quando te li devono dare che si inceppa tutto il meccanismo. Quasi non sia un tuo diritto e un loro dovere, ma un tuo dovere  spremerti le meningi e allungare ad libitum la tua soglia di sopportazione e un loro diritto pensare secondo la logica del “ tanto sei tu che hai bisogno, noi procediamo secondo quanto è per noi più conveniente”.
Anche gli informatici dell’Inps sono dipendenti statali e come tali si allineano alla logica del cittadinoutenteugualesudditoechesiarrangi.
Io non sono una persona proprio a digiuno di tecnologia, visto che so gestire un blog e qualche altra cosina. Però…però. 
Ogni mese, quando entro nel sito dell’Inps per controllare il mio cedolino e vedere quante trattenute ho avuto, quante tasse ho pagato tra Irpef, tasse comunali, tasse regionali e balle varie, ho i miei problemi. Cosa volete, sono una che non si accontenta. Nel senso , cioè, che voglio vedere fin nei minimi dettagli, quanto lo stato mi taglieggi ogni mese questa unica fonte di reddito che ho. 
E qui casca l’asino.
Allora.
Allora le operazioni da fare sono queste: ricercare il sito che a suo tempo avevo memorizzato tra i preferiti e la cui dicitura , viceversa, cambia ogni due-tre mesi. Una volta trovato il sito, mi devo autenticare, poi devo accedere ai servizi. Tra questi servizi, devo scegliere quelli che vengono definiti: servizi per il cittadino ( gli altri suppongo siano per chi? Per gli abitanti del deserto, delle zone rurali non accatastate, per i nomadi o per coloro che sono dispersi su qualche isola oceanica…boh). Una volta entrata trovo almeno una trentina di servizi , e tra questi, almeno cinque o sei che riguardano le pensioni. Tra questi ultimi devo scegliere quelli che portano la dicitura: servizi ex INPDAP, perché sono un’insegnante ( faccio fatica a definirmi un’ex insegnante, perché noi insegnanti siamo come i preti, anche in pensione, rimaniamo insegnanti. Abbiamo avuto il crisma, il sacramento). A questo punto non è mica finita: bisogna scegliere un servizio. Quale? Direte voi. Uno pensa all’Inps e viene in mente la parola: pensioni. E invece no! Ci sono tre o quattro voci tra cui scegliere proprio: pensioni. Altrimenti rimani a vagare ancora per i meandri della rete e hai il tempo di informarti su tutte le leggi e leggine e provvedimenti e commi vari che , certo, un domani potrebbero tornarti utili. Tipo, per esempio, quando deciderai di andare a chiedere un prestito per farti curare in clinica privata e operarti a pagamento, visti i servizi sanitari che lo stato ci propone. 
Comunque, andiamo avanti, perché non è finita.
Il sistema ti richiede ancora di scegliere, tra cinque o sei opzioni, quella dove  compare la parola  pensioni che puoi individuare tra le scritte delle opzioni stesse, oppure inserire nel campo in bianco. Eccoti finalmente alla meta agognata.
Ci siamo (pensi).
Clicchi e ti compare una schermata: consultazioni cedolini, elenco cedolini e accesso. Se sei dotato di forte intuito e prontezza di dito, potrai finalmente visualizzare il tuo dannatissimo cedolino e renderti conto di: quante tasse hai dovuto pagare per il mese, quante trattenute Irpef ti hanno fatto, che conguagli ti hanno conteggiato e decurtato e solo ora finalmente, asciugandoti una lacrima fantozziana, potrai salvare nel tuo pc il tuo  striminzito e pietoso cedolino.
Ah, dimenticavo…la password d'accesso viene cambiata in media ogni sei mesi. 
Per sicurezza, dicono.







lunedì 1 febbraio 2016

Risposta all'articolo di Bianca Mannu

La confutazione dell’articolo (vedi qui ) apparso sul mio blog il 31 dicembre 2015 da parte della scrittrice Bianca Mannu, qui sembra basarsi su un preteso mio convincimento della validità artistica della poesia di Guido Gozzano “La notte santa” , validità che io darei per fondamentale nella motivazione della scelta  per una riflessione sulla lingua, che un /una docente potrebbe ritenere opportuno fare eseguire ai propri studenti. C’è ancora un altro aspetto che Bianca Mannu sottolinea nel mio articolo: se sia legittimo da parte mia pormi il problema se ( la scelta del testo in questione) urta o non urta altri valori religiosi, altri valori etici, altre forme religiose (vedi qui)
Da ciò la scrittrice fa conseguire tutta una serie di argomentazioni molto articolate che, partendo dall’assunto crociano che l’opera d’arte, in quanto espressione dell’intuizione estetica pura, è assolutamente libera da ogni pretesa di condizionamento di altra natura, e come tale va considerata (ibidem), non dovrebbe giustificare la questione, di cui sopra, che io mi sono posta di sviluppare nel mio articolo. Bianca Mannu , attraverso le argomentazioni, di carattere soprattutto etico-politico, che pone in essere, esamina da molteplici punti di vista (sociale, economico e politico) le scelte che i nostri governi  hanno fatto nel passato remoto ( mi riferisco ai Patti Lateranensi 11 febbraio 1929 e alla riforma Gentile responsabile della strutturazione dei programmi ministeriali che accreditava a buon diritto la matrice cattolica all’insegnamento nelle scuola) e nel passato recente in cui i vari testi di riforma dei programmi ministeriali ( dal 1962 in poi) hanno dato per scontata una linea ideologica degli stessi, basata su di un’ottica cattolica che mai è venuta meno in senso stretto.In realtà, nella pur apprezzabilissima disamina della questione, magistralmente condotta nell’articolo citato da Bianca Mannu, mi pare che emerga un equivoco di fondo per quanto riguarda la questione che mi si addebita: che senso, cioè, abbia porsi il problema se la scelta del testo di Gozzano urti o non urti la sensibilità religiosa di eventuali bambini di religione non cattolica e delle loro famiglie.Il focus del mio articolo, mi pare, essere, viceversa, quello della libertà di insegnamento e della conseguente scelta di contenuti e testi che il  docente debba potere fare in piena libertà e autonomia, così come previsto dall’art. 33 della nostra costituzione. Quindi, al di là del fatto che questa poesia, come  chiaramente detto nel mio articolo, faccia parte di un repertorio di ricordi , risalente agli ultimi anni cinquanta,  anni in cui la sottoscritta frequentava le scuole elementari, ciò che ho voluto dire è che oggi un docente che facesse una scelta di quel tipo, avrebbe sicuramente gatte da pelare, poiché dovrebbe vedersela con tutta la pletora dei critici politically correct che indubbiamente avrebbero da recriminare su questa scelta, non per confutarla nel merito didattico ma sicuramente nel merito di una presunta ideologia.Mi pare che laddove io ho scritto:


 
[...] una maestra o un maestro potrebbe anche oggi ritenere opportuno scegliere questa poesia di Guido Gozzano per i motivi didattici più diversi: il contenuto di grande effetto sociale, il lessico estremamente semplice adoperato da Gozzano, il ritmo e la musicalità dei versi che facilmente si memorizzano, la possibilità di fare eseguire una parafrasi in autonomia agli scolari e tante altre efficaci esercitazioni. Sono tanti i motivi per cui una poesia o un  qualsiasi testo potrebbe essere scelto da un docente.
 


non si parli affatto di altre motivazioni se non di quelle legate strettamente alla didattica che, liberamente ogni docente decide di utilizzare ai fini del conseguimento degli obiettivi che si sia prefisso per la propria classe.Pertanto, ribadisco quanto affermato nell’articolo citato del mio blog, cioè che  la scelta dei testi da utilizzare per una didattica della lingua (in questo caso italiana) debba essere affidata unicamente alla libertà del docente che è l’unico attore responsabile della propria programmazione didattica della quale è chiamato a rispondere a fine anno scolastico. E dunque la sua scelta, qualunque essa sia ( a meno che non risulti, ripeto, palesemente offensiva della persona o del gruppo di persone  cui è rivolta), è da considerarsi assolutamente legittima se motivata didatticamente.