sabato 10 giugno 2017

Rassegna letteraria "Scrittori e scritture". Secondo incontro


Venerdì nove giugno 2017, presso la biblioteca comunale di Quartu Sant'Elena ha avuto luogo il secondo o incontro letterario della rassegna "Scrittori e scritture: incontro con i classi italiani e stranieri"

E' intervenuta Antonella Pingiori sul tema Tess dei d'Urberville di Thomas Hardy: solo una storia d'amore?
 Dario Cosseddu ha letto alcune pagine esemplari del testo.





Riportiamo qui di seguito il saggio critico di Antonella Pingiori:

Tess dei d'Urberville di Thomas Hardy:
solo una storia d'amore?

di Antonella Pingiori



Davanti ad una forza come questa,
sentiamo che i soliti criteri con cui
viene giudicato un romanzo sono abbastanza futili.

Virginia Woolf

Davanti ad una forza come questa, sentiamo che i soliti criteri con cui viene giudicato un romanzo sono abbastanza futili. Virginia Woolf Prima domanda: perché Tess dei d'Urberville, capolavoro di uno scrittore non troppo frequentato in Italia? Dico subito che, quando la mia amica M. Rosa mi ha chiesto di proporre un romanzo e di parlarne davanti ad un gruppo di lettori, dopo un attimo di euforia, sono stata presa dal panico. Panico determinato non tanto dalla paura di parlare davanti ad un uditorio, ché la faccia ce l'ho abbastanza tosta, quanto dal conflitto causato dall'imbarazzo della scelta. Mi chiedono un classico? Se mi buttassi su “Il barone rampante” di Calvino? E se invece proponessi “L'isola di Arturo” di Elsa Morante? Ma perché disertare gli stranieri? Se parlassi di “Oblomov”? O di “Orlando” di Virginia Woolf? Insomma, essere una lettrice di vecchia data, per di più onnivora, non mi ha aiutato proprio per niente. Anzi! Brancolavo in una selva oscura in cui libri e libri e libri mi guardavano ammiccanti e mi sussurravano con voce suadente: - Sceglimi! Sceglimi! Non sapevo che fare. Poi mi sono ricordata che M. Rosa mi aveva sì lasciato libera di scegliere ma mi aveva anche imposto una condizione: il romanzo del quale avrei parlato doveva piacermi e molto. Così, fermo restando che di romanzi che mi piacciono molto ce ne sono molti, mi son detta: - “Tess”. Parlerò di te. Thomas Hardy... Chi era costui? ".....".





Diciamo subito che, per amare questo romanzo e quindi questo autore, bisogna amare molto l'Inghilterra. E dico Inghilterra e non Londra, perché Londra è tutta un'altra cosa. Londra, se qualcuno desidera avere una descrizione della città come doveva essere nella seconda metà dell'Ottocento, deve andare a cercarla nei romanzi di Dickens. Qui, in “Tess”, e in tutta l'opera di Thomas Hardy, comprese le poesie, c'è la campagna inglese, c'è la brughiera, c'è un paesaggio struggente nella sua bellezza e nei suoi colori, ora tenui ora cupi. Come dice Pietro Citati, però, non solo c'è il paesaggio, (precisamente la contea del Dorset che Hardy chiama Wessex, utilizzando il nome di un antico regno anglosassone), ma c'è tutto quello che appartiene al mondo anglosassone: la fantasia architettonica che porterà alla descrizione di Stonehenge; le superstizioni e i druidi; l'ebbrezza alcoolica che già scintillava sulle scene elisabettiane; le avventure del romanzo settecentesco; le fosche atmosfere romantiche. Tutto da questo autore viene recuperato e riproposto attraverso una visione tragica della condizione umana, una profonda conoscenza della natura umana ed un elegante umorismo. In questo modo Hardy plasma tutto quel materiale che è stato prodotto nell'arco di secoli dalla immaginazione, lo deforma e lo modifica. Ma l'ispirazione di Hardy è di tipo visionario e spesso inserisce nelle sue storie dettagli davvero fantastici. Spesso, quindi, Hardy è inverosimile e inverosimili sono, a volte, le sue storie. Ciò che gli interessa, però, così come interessava a Shakespeare, che non sempre rispettava il canone della verosimiglianza, è rappresentare la lotta dell'individuo contro un destino che lo perseguita. Ma chi era Thomas Hardy? Era nato nel 1840 in quella contea del Dorset, nel sud-ovest dell'Inghilterra che, come abbiamo già detto, farà da scenario a tutte le sue opere. Compie studi regolari e acquista una conoscenza tale del latino da rimuginare i suoi progetti nell'antica lingua, mentre percorreva la strada per andare e tornare da scuola, naturalmente a piedi. Non compirà mai, però, studi universitari, (e di questo si rammaricò per tutta la vita), perché iniziò ben presto a lavorare presso lo studio di un architetto. Lavora alcuni anni a Londra e, malgrado abbia iniziato a scrivere poesie, non ha ancora cercato di pubblicarle. Tornerà a Dorchester, la sua città natale, dove continuerà la sua attività di architetto. Del 1871 è l'esordio letterario con il romanzo “Estremi rimedi” ed è del 1873 il matrimonio. Viaggia, torna a Londra, dove frequenta i più importanti scrittori sia anziani che giovani, per poi tornare definitivamente nel Dorset. Smette di lavorare e si dedica del tutto alla stesura delle sue opere. E nell'autunno 1888 inizia a prendere appunti per un nuovo romanzo che diventerà “Tess”. Tess Diciamo subito che, se dovessimo riassumere la trama del romanzo al massimo grado, potremmo cavarcela dicendo frettolosamente che la storia proposta è quella di un triangolo: lei, lui, l'altro. Niente di più scontato, dunque. In realtà le cose sono un po' più complesse, soprattutto se inseriamo la storia nel periodo storico in cui è ambientata la vicenda, cioè nella seconda metà del XIX secolo in quell'Inghilterra rurale, schiava dei pregiudizi e delle convenzioni sociali. Qui ci torna utile, allora, citare D.H. Lawrence che sostiene che, mentre Amleto, Macbeth ed Edipo erano uomini nel senso più pieno del termine per cui, con il loro atteggiamento, hanno prodotto straordinarie tragedie, quando si sono trovati a lottare contro le forze della vita; eroine come Tess o Anna Karenina producono piccole tragedie, perché si sono limitate a lottare contro la società. E questo è, secondo lui, la differenza tra la tragedia antica e quella moderna. Allora, quella di Tess è una tragedia moderna. Qual è la tragedia di Tess?







 E' una ragazza di 16 anni, figlia di un ubriacone, che nella sua vita ha lavorato ben poco, e di una donna ignorante e vanesia, che cerca di sbarcare il lunario facendo la lavandaia. Non critica mai il marito. Anzi, lo raggiunge nella locanda dove anche lei si fa volentieri un cicchetto. Tess è bella, intelligente e timida. La sua tragedia inizia quando suo padre, a causa delle parole del parroco Tringham, si convince di essere l'ultimo discendente di un'antica famiglia, i d'Urberville, che è arrivata in Inghilterra al seguito di Guglielmo il Conquistatore. La madre pensa che sia giusto far valere i propri diritti e convince Tess a recarsi dalla vecchia signora d'Urberville per rivendicare i vantaggi che deriverebbero dalla parentela. In realtà, in quella circostanza, Tess conosce il rampollo della famiglia che la sedurrà e la metterà incinta. Il seduttore, Alec, è costruito in maniera tale da suscitare subito l'irritazione del lettore. E' un personaggio infido, untuoso, che avendo i mezzi economici aiuta la famiglia di Tess. In questo modo la ragazza, che si trova in una condizione d'inferiorità e di disagio, non potrà respingerlo con la fermezza desiderata. Ma, dopo la violenza e la gravidanza, questa ragazza che sarebbe potuta restare con il suo seduttore, facendosi mantenere da lui, ha uno scatto d'orgoglio tale da permetterle di lasciarlo e di tornare a casa sua con il bambino, che morirà poco tempo dopo. La madre, che non ha mai vigilato su questa figlia, tanto meno l'ha aiutata o sostenuta, la rimprovera di essere stata tanto sciocca da non essersi fatta sposare. Quindi, abbiamo due lati del triangolo: Tess, la vittima, e Alec, il carnefice. Dobbiamo ora aggiungere Angel Clare. Già il nome deve farci riflettere: questo personaggio è un angelo e il suo cognome ci rimanda ad un'idea di luce. Il terzo lato del triangolo è, allora, un angelo luminoso. Figlio di un pastore chiuso nella sua dottrina di chiaro stampo calvinista; fratello di due giovani ecclesiastici, ancora più retrivi del padre, non accetta la fede vissuta in questo modo, decide di non seguire le orme dei familiari e sceglie di diventare agricoltore. E' ricco e istruito, pensa di lavorare nelle colonie e, prima di iniziare una qualsiasi attività, vuole studiare e acquisire le tecniche. Si trasferisce in una fattoria e qui conosce Tess che, lasciata la sua casa, lavora come mungitrice. Tra i due nasce l'amore che porterà al matrimonio. Siamo forse arrivati al lieto fine? Assolutamente no. Tess è oppressa da un profondo senso di colpa perché, come tutte le vittime, pensa che ciò che è accaduto sia stata lei a provocarlo. E' anche consapevole che Angel appartiene ad una classe sociale alla quale lei non può aspirare. Cerca, quindi, di respingere il giovane anche perché si dibatte in un conflitto che la consuma: deve parlargli del suo passato? Tess è autentica e pura e ritiene doveroso essere sincera, ma la madre, alla quale chiede inutilmente un consiglio, le raccomanda di non essere sciocca e di pensare piuttosto a farsi sposare e a sistemarsi. Così accadrà e Tess gode per qualche tempo della felicità che questo amore le fa provare. Ma la sua natura ha il sopravvento e, pensando che per meritare tutto questo deve fare il sacrificio di mettersi a nudo, dopo alcuni tentativi falliti, racconta tutto al marito la prima notte di nozze. Angel rimane sconvolto dalla rivelazione e non vuole avere più niente a che fare con Tess, perché teme che qualcuno sia a conoscenza della storia e che ciò possa danneggiare i loro eventuali figli, nonché la sua futura carriera. Angel dimostra così di essere un vero borghese, un benpensante, “l'intellettuale freddo che non ha appetito per la vita”, come dice sempre Pietro Citati. Quindi lascia la moglie e parte in Brasile. Angel non è poi tanto angelico e a noi adesso piace molto meno. Tess è di nuovo sola con il suo dolore e con la convinzione che tutte le ragioni addotte dal marito siano assolutamente condivisibili. Insomma, Tess è la vittima sia di Alec, il seduttore, che del marito che, con il suo amore, invece, avrebbe dovuto risarcirla del torto subito. Qui ci aiuta Northop Frye che riflette proprio sulla figura della vittima. Tess, come altre e altri prima di lei, diventa il capro espiatorio. In quanto tale, non è né innocente né colpevole o, forse, è entrambe le cose: è innocente perché ciò che le accade supera le conseguenze logiche del suo agire, come il grido del montanaro che provoca una valanga; è colpevole, perché appartiene ad una società che è colpevole, vive in un mondo in cui le ingiustizie sono parte integrante della vita. Tess riproduce, quindi, in maniera moderna il topos della bella perseguitata. Questo tema è antichissimo e attraversa i più diversi generi: lo troviamo nelle fiabe, (pensiamo soltanto a Cenerentola perseguitata dalle sorellastre), ma anche ai testi agiografici in cui la bella perseguitata è quella che poi diventa santa per l'edificazione del lettore. La fantasia medievale veniva dilettata da queste storie ma piacevano anche nel Settecento: pensiamo a Samuel Richardson che in Inghilterra darà vita alla celeberrima Clarissa che sarà insidiata dal malvagio di turno, perseguitata dai parenti e si spegnerà in modo esemplare, dopo atroci dolori. Qui, però, la conclusione lascia perplessi perché la storia di Clarissa è un chiaro esempio di virtù punita, a patto che non si pensi che riceverà la sua ricompensa nell'Aldilà. Fatto sta che secondo Mario Praz, profondo conoscitore delle letterature europee, la Clarissa di Richardson spianerà la strada a molte eroine perseguitate ingiustamente, eroine che saranno create da autori inglesi, tedeschi e, soprattutto,francesi, i quali, secondo Praz, nel descrivere le prove alle quali verranno sottoposte le belle e infelici manifesteranno un chiaro atteggiamento morboso, un gusto malato che produrrà quel sadismo che diventerà uno dei tratti più caratteristici dell'opera del Marchese De Sade. Restando in Inghilterra, però, patria del nostro autore, vedremo che il topos della bella perseguitata sarà esasperato da Matthew G. Lewis in “Il monaco” e da Ann Radcliffe, considerati gli iniziatori del romanzo gotico o nero. Poche parole su un romanzo di Ann Radcliffe, intitolato “L'italiano”. Prima di tutto, l'ambientazione è in Italia perché, alla fine del Settecento, quando questo genere si diffonde, l'Italia è percepita come un paese lontano ed esotico, terra di complotti e di intrighi, in cui può verificarsi una vicenda cupa e inquietante come quella del romanzo. L'eroina, bella e buona, viene rapita dal malvagio e costretta a un viaggio in carrozza. Sarà poi reclusa in un monastero in Abruzzo sotto il vigile occhio della badessa. E non ditemi che non state pensando a Lucia Mondella! Tess, dunque, per certi versi, rientra nella categoria di queste eroine ma, a differenza di chi l'ha preceduta, è una donna straordinaria, perché esce dagli schemi. Rifiuta il seduttore e questo è un elemento di modernità. Consacra la sua vita ad un amore totalizzante, e qui la vediamo agire come una eroina romantica all'interno di un altro topos, quello di Eros e Thanatos. Ma ancora una volta capovolgerà la situazione che, suo malgrado, l'ha trascinata via con sé. Disperata perché abbandonata dal marito, che non dà segno di sé, lavora duramente per preservare la propria indipendenza e per non dover chiedere niente a nessuno. Ma il padre muore all'improvviso e la famiglia precipita ulteriormente nella miseria, costretta come sarà ad abbandonare anche la casa nella quale è sempre vissuta. Tess, che non può più far nulla per aiutare la madre e i fratellini, cade di nuovo nelle grinfie di Alec che sarà tanto sottile e mellifluo da convincerla che Angel non tornerà mai più e che lui, Alec, è l'unico a poter intervenire per evitare che i bambini muoiano di fame. E Tess, vittima, si immola. Del resto, come dice lei stessa, prostrata davanti ad Alec, chi è vittima una volta lo è per sempre. Ma Angel ritorna e trova Tess nella casa del suo antico amante e, dopo averla vista lì e aver parlato con lei, va via. Tess, allora, compie un altro gesto che, all'interno del topos della bella perseguitata, la rende un personaggio ancora più straordinario. Tess, la vittima, uccide il suo carnefice. Raggiunge il marito, trascorre con lui cinque giorni di totale felicità e, all'arrivo delle guardie, si consegna a loro. Verrà impiccata per il suo delitto, dopo aver trascorso l'ultima notte con Alec proprio nel tempio megalitico di Stonehenge, quando si addormenterà su un altare di pietra, vittima sacrificale pronta a cadere sotto la mano del carnefice. Lo spazio e la struttura dell'opera Come abbiamo detto all'inizio di queste riflessioni, Thomas Hardy ci porta nella brughiera che viene descritta in tutte le sue varianti. Il paesaggio, all'interno dell'opera, è un vero e proprio personaggio che ci aiuta a capire i vari momenti della storia, nonché la poetica dell'Autore. In genere la Natura è indifferente perché, per Hardy, gli dei sono del tutto disinteressati al destino dell'uomo. O spesso si divertono a giocare con lui, ben sapendo chi soccomberà. Qui potremmo a ragione citare Shakespeare che fa dire a Gloucester nel “Re Lear”: Come mosche per i monelli, così siamo noi per gli dei: ci uccidono per il loro divertimento. E, alla fine della storia, troviamo utilizzata la stessa immagine in riferimento a Tess: “Giustizia” era fatta e il Presidente degli Immortali, come dice la frase di Eschilo, aveva finito di divertirsi con Tess. E' questo il tema centrale di tutto il romanzo e di tutta la riflessione di Hardy. L'Autore, da giovane, ha letto Schopenhauer, Darwin, John Stuart Mill, Spenser. Inizia ad assimilare un approccio più materialistico nei confronti della realtà. Abbandona così la fede, che nel suo caso era una fede ingenua, legata all'infanzia e all'ambiente nel quale era vissuto, una fede che rimpiangerà sempre. Non si definirà mai, comunque, ateo, preferendo il titolo di agnostico. E non sarà mai del tutto pessimista, perché continuerà a credere che la situazione può migliorare, che la società può progredire e liberarsi dai suoi pregiudizi. Nutrirà sempre un senso di fratellanza per tutte le creature condannate a vivere, pena che diventa tanto più aspra quanto più l'individuo è intelligente, colto e, di conseguenza, capace di porsi domande esistenziali. Tess, pur nella sua ingenuità, essendo dovuta crescere prima del tempo, passando attraverso l'offesa subita e il dolore, si chiede che senso abbia la sua vita e di questo parla proprio con Angel, che non può giustificare tanta amarezza in una ragazza così giovane che dice: - Non mi dispiacerebbe imparare perché... perché il sole splende ugualmente sui giusti e sugli ingiusti. Ma questo i libri non lo diranno mai. Non c'è, dunque, un disegno e non c'è neppure una giustizia. La Natura è indifferente e di rado partecipa agli stati d'animo della protagonista. Quando Tess giunge nella fattoria del signor Crick, laddove spera di poter lavorare senza suscitare l'interesse di nessuno e dove incontrerà Angel, la Natura sembra solidale con lei. La nuova condizione che Tess ha iniziato a vivere le comunica una certa serenità unita ad una Natura splendida e rigogliosa. Rigogliosa perché lì nascerà l'amore, proprio quello tra Tess e Angel. Nei giorni d'estate i lavoratori della fattoria si alzano alle tre del mattino. E' il periodo in cui Tess e Angel scoprono i loro reciproci sentimenti ed è in quell'ora del giorno, quando la notte sta per essere vinta dalle prime luci dell'alba e quando tutto sembra essere fissato in un attimo eterno, che i due si sentono come i nostri progenitori nell'Eden. Il paradiso perduto viene ritrovato ma, appena sorge il sole, l'incanto si spezza e i due, che si erano percepiti reciprocamente come componenti della divinità, tornano ad essere un uomo e una donna. Il sole, quindi, interrompe la magia, quel sole che col tramonto le appariva “insopportabile e brutto, come un'enorme ferita infiammata nel cielo”. Tess è ancora alla fattoria del signor Crick che ha appena raccontato la storia di una ragazza sedotta e abbandonata. Tutti i lavoratori presenti ridono, quando sentono che la madre della ragazza ha costretto il giovinastro a sposarla. Ma Tess non ride e, uscita all'esterno, vede il sole come un'enorme ferita infiammata nel cielo, perché è proprio lei che ha un'enorme ferita che le brucia nel cuore. E di questi esempi potremmo farne molti altri. Pensiamo alla valle, desolata e brulla, nella quale Tess svolgerà i lavori agricoli più pesanti, mentre si trova sola perché abbandonata da Angel. In quella desolazione incontrerà di nuovo il suo carnefice. In quella natura così fredda e ostile non può nascere nulla di buono. Concludiamo, dunque, spendendo alcune parole riguardo alla costruzione della storia. La storia è divisa in 7 parti. Ogni parte ha un titolo e, leggendo i singoli titoli, abbiamo già il riassunto della trama. L'opera è costruita come una grande sinfonia: il tema centrale è la lotta dell'individuo contro il suo destino. La tragedia, quindi, per Tess è inevitabile e si compirà nell'ultima pagina del romanzo. Ma a questo si arriverà per gradi. All'interno della storia, infatti, sono abilmente disseminati degli indizi che lasciano intendere ad un lettore attento e scaltrito che la vicenda si concluderà in modo tragico. Il primo indizio è dato dalla morte del cavallo. John Durbyfield è ubriaco, tanto per cambiare, e l'indomani non può recarsi al paese vicino per vendere gli alveari. Saranno Tess e il fratellino Abraham che caricheranno gli alveari sul carro trainato dal vecchio cavallo. Partiranno nel cuore della notte e, addormentatisi lungo il tragitto, non potranno evitare l'incidente che provocherà la morte del cavallo. Per la famiglia di Tess questo significa la perdita dell'unica fonte di guadagno e Tess si sente responsabile dell'accaduto. Alec, che ben conosce le arti della persuasione e sa come circuire una persona fragile, regalerà un cavallo ai genitori di Tess, mettendo quest'ultima in una situazione molto delicata. Secondo indizio: Alec regala delle rose a Tess, sebbene lei non voglia. La ragazza, tornando a casa, si ferisce il mento con una spina e perde sangue. Questo fa presagire quale evoluzione avranno i rapporti tra i due, ma anticipa anche la pozza di sangue in cui verrà trovato il corpo di Alec. Terzo indizio:il giorno delle nozze Tess e Angel vanno in chiesa con una vecchia carrozza che inquieta la ragazza. Angel le spiega che è la carrozza dei d'Urberville che, secondo un'antica leggenda, viene vista da un membro della famiglia quando sta per morire o per compiere un delitto. Quarto indizio: dopo la cerimonia, gli sposi salutano tutti e partono per il viaggio di nozze. Un gallo, pur essendo di pomeriggio, canta. E canta tre volte, evocando in noi lettori inevitabili associazioni. Infine, l'ultimo indizio che preannuncia la catastrofe imminente. Lo cogliamo quando Alec costringe Tess a giurargli che non cercherà di sedurlo con il suo fascino in modo tale che lui, che finge di essersi convertito, non ricada nel peccato. Tess, quindi, non solo è la vittima ma viene indicata dal suo carnefice come l'unica responsabile di tutto quello che è accaduto tra di loro in passato. Tess, sfinita, si arrende e giura mettendo la sua mano su un antico pilastro di pietra, sul quale è proprio scolpita rozzamente la mano di un uomo. Alec le fa credere che quel pilastro è quanto rimane di una santa Croce. Ma Tess, più tardi, si sentirà raccontare da un contadino che quel monumento non ha mai avuto un significato religioso, perché era stato piuttosto utilizzato per torturare un malfattore che poi a quel palo era stato impiccato. E Tess morirà impiccata per il suo delitto. Questi, che abbiamo chiamato indizi, sono dunque delle variazioni sul tema, variazioni rispetto al leit-motiv, che è il sacrificio di Tess, al quale giungiamo in un crescendo inarrestabile, secondo un climax ascendente, come fa notare Aurelio Zanco, secondo la struttura dell'opera sinfonica. Il pathos, così attentamente preparato, esploderà in tutta la sua forza e, come dice il narratore, il Presidente degli Immortali finisce di divertirsi con Tess. In realtà, alla base di tutto, c'è un tragica ironia. Hardy sa che la catastrofe incombe, ma il personaggio invece lo ignora! E, allora, quel dio dispettoso che “gioca” con le sue vittime sembra essere lo stesso Autore che tesse la tela. Concludendo, “Tess” è comunque una storia d'amore. Nei 14 romanzi scritti da Thomas Hardy, ma anche nei racconti e nelle poesie, è sempre l'amore il tema centrale, un amore che si esaurisce nel momento in cui trova appagamento, un amore che non può rendere felici, un amore nel quale l'uomo non si realizza mai. E' quello che succede a Tess. Ma, dopo tutto quello che abbiamo detto, sostenere che questo romanzo sia solo una storia d'amore sembra piuttosto riduttivo. Andiamo a rileggerci le parole di Virginia Woolf...












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